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MONDO

Dopo il referendum

Brexit: tories in cerca del nuovo leader, sulla strada di Johnson c'è May

Aperta la battaglia per la successione a Cameron

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L'ex sindaco di Londra
Senza neanche il tempo di riprendersi dallo choc o dall'euforia per la Brexit, a seconda del campo nel quale si militava, nel Partito conservatore sono già iniziate le manovre per la ricerca del nuovo leader e premier. L'uscita di scena di David Cameron, che ieri ha annunciato le sue dimissioni, apre la battaglia per la successione. L'esito verrà probabilmente formalizzato nella prima settimana di ottobre, durante il Congresso dei Tories a Birmingham. Alla leadership 'in pectore' di Boris Johnson, la stampa britannica contrappone quella dell'attuale ministro dell'Interno, Theresa May.

L'ex sindaco di Londra, portabandiera della campagna 'Leave', con il referendum si è giocato tutto. E ha vinto. Johnson sulla carta può contare sul sostegno dei 129 (su 330) deputati conservatori schierati per la Brexit. Soprattutto, può contare sull'enorme popolarità conquistata tra l'elettorato conservatore che ha votato per l'uscita dalla Ue. Secondo il Telegraph, Johnson e Michael Gove, il segretario alla Giustizia che lo ha affiancato nella campagna per la Brexit, starebbero già preparando un "Dream Team" per prendere il controllo del Partito conservatore e quindi del governo.

Nell'intervento fatto dopo l'annuncio della vittoria della Brexit, Johnson ha subito assunto toni "da statista", rassicurando quella metà (poco meno) degli elettori, "in particolare i giovani", che avevano scelto l'opzione 'Remain'. Il risultato del referendum, ha detto, "non significa che il Regno Unito sarà in alcun modo meno unito né che sarà meno europeo". Un messaggio conciliante, nonostante la contestazione subita fuori dalla sua abitazione da parte di un gruppo di sostenitori del Remain.

Sicuramente, se Johnson sperava nella vittoria della Brexit, non si aspettava l'annuncio delle dimissioni da parte di Cameron. Fonti vicine a lui e raccolte dal Telegraph riferiscono che Johnson è rimasto "estremamente colpito" dalla decisione del premier, sentendosi "personalmente responsabile" per il dramma che stava vivendo. Ed è anche per questo, probabilmente, che l'ex sindaco di Londra, messi da parte i toni esasperati della campagna referendaria, ha salutato Cameron come "uno dei politici più straordinari della nostra epoca".

Johnson ha anche detto che "non c'è fretta" nell'avviare la pratica di separazione da Bruxelles. Probabile che lui e Gove, scrive la stampa britannica, preferiscano che sia l'attuale governo Cameron a gestire la vicenda, almeno nei primi passi formali con la Commissione europea e gli altri 27 paesi membri dell'Unione. Non è dello stesso avviso il ministro della Difesa Michael Fallon, schierato per il Remain, che a Skynews ha detto che invece dovrebbe essere il nuovo leader dei Tories e "nuovo premier" a condurre il Regno Unito fuori dalla Ue.

Se l'uscita di Fallon indichi un'accelerazione all'interno dei Conservatori per la scelta del nuovo leader è difficile immaginarlo in queste ore. Quel che è certo, secondo il Guardian, è che tra i conservatori sta montando un fronte "Stop Boris", pronto ad affidare a Theresa May la guida del partito e del governo. Il ministro dell'Interno emergerebbe come la figura più adatta a fermare l'ascesa di Johnson.

A differenza del cancelliere dello Scacchiere George Osborne, un tempo il più accreditato per la successione a Cameron, durante la campagna referendaria la May, pur schierata per il Remain, ha mantenuto una posizione defilata. Osborne, che negli ultimi giorni ha perfino minacciato una Finanziaria 'punitiva' in caso di voto favorevole alla Brexit, agli occhi dei Tories è accomunato a Cameron nella storica sconfitta di giovedì.

May, dopo aver tenuto negli ultimi mesi un "profilo basso", sottolinea il Guardian, potrebbe ora essere vista come un "ponte unificante" tra l'ala euroscettica dei Tories e quella pro Ue uscita sconfitta dal referendum. Inoltre, secondo il quotidiano progressista, perfino tra i circa 130 parlamentari conservatori che hanno fatto campagna per la Brexit, non ci sarebbe unanimità sul nome di Johnson. L'ex sindaco di Londra non sarebbe ritenuto all'altezza del compito. Meglio la May, considerata più autorevole e con maggiore esperienza di governo.

Dello stesso avviso anche Alan Duncan deputato conservatore ed ex ministro, per il quale è sbagliato dare per scontato che il nuovo leader - e premier - debba per forza essere un esponente del fronte Brexit. "Se osservassimo le cose solamente attraverso la lente del referendum che è alle nostre spalle, restringeremmo lo sguardo con cui gurdiamo a noi stessi", ha detto. Quello di cui i Conservatori ora hanno bisogno, ha aggiunto, è "unità, stabilità, credibilità e competenza". Proprio le doti che in molti, tra i Tories, riconoscono a May.